Il tema del viaggio è il filo conduttore di questa mostra genovese, che contiene ottanta opere di pittura europea e americana del XIX e del XX secolo. Gli artisti più conosciuti sono Van Gogh, Gauguin, Monet e Kandinsky. Ma anche Church, Bierstadt, Homer, Hopper e Rothko.
Ingenuamente sono partita con l'idea che gli altri quadri di Van Gogh mi avrebbero fatto lo stesso effetto dei girasoli... invece... niente. Anzi, mi correggo: mi hanno suscitato sensazioni di disagio e ansia. I girasoli invece mi avevano incantato, quel giallo ovunque mi aveva ipnotizzato. Da quel giorno mi chiedo il perchè di questa enorme differenza.
L'incanto è iniziato invece davanti al quadro di Church "L'isola di Mount Desert" (1863). Un luminoso tramonto, estremamente veritiero, dà l'impressione di trovarsi su una scogliera in estate, quando il caldo rende tutto un sogno, appannato da una sottile foschia.
Dopo essermi decisa a proseguire e a smettere di fissarlo, il mio sguardo viene catturato dalla tela di Bierstadt "Tra le montagne" (1867). Ha il potere di infondere pace interna e serenità, è rassicurante, nonostante rappresenti un laghetto di montagna in una giornata uggiosa.
Nell'altra stanza è appeso un altro quadro di Church "L'isola di Grand Manan, baia di Fundy" (1852), rappresenta un altro tramonto ma è più nitido ed il cielo non è offuscato come nel primo, colpisce l'abilità del pittore nel catturare i giochi di luce provocati dai tramonti e renderli quasi vivi.
Arriva il turno di Gauguin. L'enorme tela "Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?" (1897-1898) mi ha bloccato e mi ha perfettamente trasmesso il malessere che il pittore provava nel periodo della stesura del quadro. Cupo, mistico e surreale con degli angoli fantastici. Mi ha reso malinconica.
Nella stanza seguente ho trovato il quadro che poi avrei definito sicuramente il più bello della mostra, sempre secondo i miei bizzarri gusti:
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"Cape Trinity, chiaro di luna sul fiume Saguenay" (1904 - 1909) di Winslow Homer |
Gli unici colori presenti in questo quadro sono il nero, il bianco ed il grigio, nient'altro! Ma ai miei occhi è risultato estremamente nitido, luminoso, pulito, il riverbero della timida luna sull'acqua mi ha commosso. Quei colori mi hanno donato la calma estrema per qualche minuto. Nella stanza erano presenti anche dei Rothko, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo dall'Homer.
Nelle stanze successive ho visto i Van Gogh, sembrerà strano da leggere ma non sono proprio riuscita ad apprezzarli, riconosco il genio assoluto, ma in me non hanno suscitato quelle sensazioni così spontanee che invece i girasoli erano riusciti a sviscerarmi. Mistero.
Proseguendo il cammino, davanti a me si presentano i due Monet: "Lo stagno delle ninfee e il ponte giapponese" (1900) è intenso, pieno di sfumature e colore ma nell'insieme risulta ordinato. "Ninfee" (1905) è delicato, elegante senza troppe pretese, ma cattura senza possibilità di ritorno alla realtà.
Non ho mai visto tanta eleganza, sì penso che "eleganza" e "delicatezza" siano i termini più diretti per descrivere queste due tele sublimi.
E' curioso come uno stesso quadro possa suscitare emozioni estremamente differenti nelle persone. Tele dipinte da geni incompresi con una manualità e innovazione difficile da comprendere per i comuni mortali.
L'unica nota stonata sono le descrizioni di Goldin, che ritengo estremamente prolisse, non adatte a tutti proprio per lo stile macchinoso applicato alle didascalie dal curatore della mostra.
Consiglio caldamente questa esposizione. Avete tempo fino al 1 maggio.
Piazza Matteotti, 9
Genova
Dal lunedì alla domenica, dalle 9.00 alle 19.00
Piazza De Ferrari, sulla destra Palazzo Ducale |
Ingresso Palazzo Ducale |
Buon weekend!
By Moddy
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