Gironzolando in una libreria ho notato per caso una copia a
poco prezzo di questo famoso romanzo considerato il primo giallo della storia
scritto nel 1868 in Inghilterra; ho pensato di trascorrere qualche noiosa
serata invernale in compagnia di un classico non impegnativo, ma non immaginavo
che mi sarei appassionata così tanto da non vedere l’ora di scoprire il mistero
del furto del prezioso diamante giallo, che è il fulcro di tutta la storia.
Questa viene narrata dai vari personaggi coinvolti, a titolo
di testimonianze dirette; il risultato è
il graduale dipanarsi di una matassa che il lettore non ha difficoltà a
seguire, con descrizioni esaurienti, un linguaggio ironico e lezioso, non
manierato, ma romantico, come era d’uso all’epoca, sorvolando sulle scene di violenza o sensualità, come dettava lo stile
degli scrittori vittoriani.
Sono ben delineate le caratteristiche di ognuno dei protagonisti,
con grande risalto ai ruoli di coloro che facevano parte dell’alta società,
distanti dai “comuni mortali” al loro
servizio, comunque indispensabili;
rendono la trama particolarmente intrigante i riferimenti all’uso dell’oppio e
al culto religioso di esotiche divinità asiatiche, temi di gran moda in quel
periodo.
E’ un libro piuttosto lungo, circa seicento pagine, la prima
volta infatti era stato pubblicato a puntate su una rivista, ma è molto
scorrevole, al contrario di certi
complicatissimi romanzi polizieschi moderni che a volte rendono difficile
seguirne l’intrigo troppo articolato e dispersivo.
Buona lettura!