Eccoci pronti ad affrontare la catastrofe del 21 dicembre
2012, libri informativi, trasmissioni televisive, tutti concentrati a discutere
sulla fine della nostra era, ma se non succede? Ritorniamo alla monotona vita
di sempre, preoccupazioni, lavoro, famiglia, problemi! In fondo non sarebbe una
brutta cosa poter condividere un momento così definitivo con tutti gli abitanti
del pianeta, ci sentiremmo più uniti che
mai, solidali e coinvolti, neppure poi molto dispiaciuti, perché tanto non
rimarrebbe nessuno a godersi lo
spettacolo, mal comune mezzo gaudio!
A parte gli scherzi, come mai succede ciclicamente che l’umanità
si auto-convinca della sua estinzione? Potrebbe essere interessante capire
quali siano le motivazioni psicologiche che spingono a formulare una simile
teoria, anche in una società evoluta come la nostra. Che negli ultimi anni ci
sia una maggiore consapevolezza del pericolo di autodistruzione a causa dell’inquinamento,
è certo, ma credere a delle profezie assurde potrebbe anche essere un segnale
di forte disagio, cioè meglio una fine a breve termine che una lunga esistenza di
pesanti sacrifici.
Ecco che il sentimento di condivisione renderebbe meno
gravoso il peso di un crudele destino, considerando anche il fatto di essere
tra coloro che possono avere l’unica opportunità di vivere un evento epocale, che
renderebbe importante e straordinaria la vita di chiunque, anche di quelli che
non contano nulla.
L’uomo è così fragile da avere bisogno di illudersi di fare
parte di un disegno più grande, di avere un ruolo predefinito, di doversi
sottomettere ad un potere imprescindibile, al cospetto del quale il libero
arbitrio è inconcepibile.
In riferimento
alla frase di Gesù riportata dai Vangeli apocrifi “mille e non più mille”,
nell’anno 1000 si attendeva una fine del mondo che non è mai arrivata; nell’anno
2000 si paventava un altro tipo di problematica legata all’uso di internet, il “millenium
bug”, tutto finito in una bolla di sapone; attualmente si discute sui contenuti
di uno dei calendari Maya, in realtà
pare sia stato ritrovato recentemente un altro calendario nel quale i Maya avrebbero
calcolato un ulteriore ciclo di storia dell’umanità, posteriore al 2012.
Comunque si vocifera che il paesino di Bugarach in Francia, nella regione di Languedoc Roussillon, a ridosso dei Pirenei, vicino alla città di Carcassonne, si salverebbe dall'apocalisse, non si sa bene per quale motivo, forse grazie alla presenza di una montagna sacra, ma chi fosse interessato si sbrighi, il tempo sta per scadere!